Il crop fotografico è una tecnica molto importante per graphic designer, creativi e più in generale chiunque si occupa di comunicazione visiva, poiché permette di modificare l’aspetto di un’immagine, di concentrarsi su alcuni dettagli rispetto ad altri, focalizzando l’attenzione e rielaborando il concetto in sé dello scatto.

Le immagini che frequentiamo ogni giorno attraverso i mass media sono quasi sempre selezioni di figure più grandi.
Questo uso del taglio esplode all’inizio del XX secolo e fa parte di una attività più vasta, cioè il montaggio, che possiamo definire il cuore dello spirito modernista vista l’ampio utilizzo che ne viene fatto da mass media e mondo digitale (basti pensare al montaggio video, il collage fotografico, etc…)..
Non è però un’attività sempre così libera e a piacimento di graphic designer e art director. Ad esempio nel 1947 Henri Cartier-Bresson e Robert Capa fondarono l’agenzia Magnum con lo scopo, fra gli altri, di evitare che i loro scatti fossero stravolti quando venivano messi in pagina. Era infatti pratica comune nella redazione dei giornali che grafici e art director tagliassero le foto per farle stare dentro al layout. Ancora oggi i lavori dei fotografi rappresentati dalla Magnum non si possono rifilare, a parte rare eccezioni concordate con l’agenzia.
Come scritto da Riccardo Falcinelli in Figure, il crop fotografico è anche un modo per raccontare una storia attraverso l’immagine, scegliendo attentamente ciò che viene mostrato e nascosto. In questo senso, il crop fotografico può essere visto come un modo per creare una composizione visiva e dare un senso di direzione all’immagine.

Se fatto bene il taglio è una metafora visiva, una forma di attenzione, qualcosa su cui concentrarsi. Un gesto che può cambiare il contenuto di un’immagine o affinare lo sguardo su di essa. Ogni taglio finisce per raccontare una storia diversa.
Ci sono diversi modi per fare il crop fotografico, a seconda del risultato desiderato. Ad esempio, si può scegliere di tagliare un’immagine in modo da creare un effetto di panoramica, concentrandosi su una porzione ampia dell’immagine e lasciando fuori i dettagli meno importanti. Oppure si può scegliere di fare un crop stretto, concentrandosi su un piccolo dettaglio dell’immagine e creando così un effetto di maggiore enfasi.
Un altro modo per fare il crop fotografico è quello di seguire le linee guida della regola dei terzi, che suggerisce di dividere l’immagine in nove parti uguali e di posizionare i punti focali sui punti di intersezione delle linee. Questo può aiutare a creare una composizione visiva più equilibrata e a dare un senso di direzione all’immagine.

Il crop fotografico può anche essere utilizzato per correggere gli squilibri dell’immagine, ad esempio tagliando via una porzione di immagine che distoglie l’attenzione dal punto focale principale.
Interessante l’esempio riportato da Falcinelli in Figure della fotografia scattata da Erwin Blumenfield per la copertina di Vogue del Maggio 1954 raffigurante Jean Patchett e di come l’art director, Alexander Liberman, impagina la copertina.




Un grafico “mediocre” avrebbe impaginato in questo modo, perdendo gran parte del significato della foto e rovinando la composizione del fotografo.
Sceglie invece di impaginarla in questa maniera, tagliando l’originale radicalmente, ma lo fa per amplificare la logica della foto, non per mortificarla: come dice Falcinelli, taglia per costruire qualcosa di nuovo insieme a Blumenfeld, non contro di lui. Le due versioni diventano due immagini distinte di pari dignità.
Questo per noi di Square Marketing è interessante perché nel nostro lavoro è fondamentale l’integrazione tra figure professionali che possano lavorare in team amplificando la creatività e riportando il proprio know-how professionale sui progetti di comunicazione e marketing. Tagliare quando è fatto con criterio è una forma di attenzione, una scelta che richiede all’osservatore di focalizzare il particolare di un discorso più ampio. Per questo si tratta di un’attività delicata, che può presentare dilemmi etici o morali, e non soltanto estetici.
Un gesto che può cambiare il contenuto di un’immagine o affinare lo sguardo su di essa. Ogni taglio finisce per raccontare una storia diversa.